
Il funzionamento della conca avveniva attraverso un portone superiore e uno inferiore, entrambi costituite da due ante , sono posti di traverso al canale, provvisti di uno sportello; prima si apre lo sportello del portone superiore, che fa defluire l’acqua nella conca alzandone il livello, poi si aprono le ante per l’ingresso dell’imbarcazione nella conca stessa. Chiuse le prime ante, si ripete l’operazione con il portone inferiore ( l’apertura dello sportello che fa defluire l’acqua dalla conca abbassandone il livello e aperture delle seconde ante per permettere all’imbarcazione di proseguire a un livello più basso).
La storia del Naviglio di Bereguardo, dalla sua escavazione ai primi dell’Ottocento, non fu mai solcato da barche-corriere adibite a trasporto di passeggeri e né fu mai méta della villeggiatura milanese.
La navigazione su questo naviglio fu in pratica limitata all’approvvigionamento di legna, del vino proveniente dall’Oltrepò e del sale, che giunto a Pavia proseguiva fino al Porto di Bereguardo; qui le navi rimontanti da Venezia venivano caricate su appositi carri e trainate fino alla piccola darsena, dove venivano rimesse in acqua, pronte per superare le 11 conche (manovrate dagli stessi barcaioli) fino a Castelletto di Abbiategrasso.
IL NAVIGLIO GRANDE di Mario Comincini